Dom. Lug 20th, 2025

Dal paradiso della Serie A al purgatorio della C in soli due anni: storia di una caduta vertiginosa tra errori societari e ostacoli politici

“Da San Siro a Cerignola” titolava un quotidiano locale all’indomani della retrocessione della Salernitana in Serie C. Una discesa rovinosa che ha visto il club granata precipitare dal massimo campionato alla terza serie in appena ventiquattro mesi, bruciando nel processo otto allenatori e quattro direttori sportivi. Un vero e proprio scempio sportivo.

La disfatta nel playout contro la Sampdoria era praticamente scritta. Quando i blucerchiati hanno sostituito il Frosinone come avversario designato (conseguenza della penalizzazione del Brescia), l’ambiente granata è immediatamente scivolato in uno stato di prostrazione collettiva. Squadra e città hanno vestito i panni della vittima sacrificale, cedendo a un vittimismo che ha finito per prosciugare ogni energia mentale.

La débâcle sul campo

La sconfitta dell’andata per 0-2, più pesante di quanto suggerisse il punteggio, poteva ancora essere rimediata nel ritorno all’Arechi. Serviva una vittoria con due gol di scarto, ma la squadra guidata da Marino è apparsa confusa e priva di idee, nonostante il calore dei 22.000 tifosi presenti sugli spalti.

L’atmosfera è degenerata nel finale con un deplorevole lancio di fumogeni e seggiolini che ha portato alla sospensione anticipata della partita. Ci sono stati tre episodi controversi che, sullo 0-0, avrebbero potuto cambiare il corso dell’incontro. Tuttavia, questi nulla tolgono al giudizio complessivo su un biennio disastroso.

Una passione mortificata

La relegazione in Serie C rappresenta la mortificazione di una passione calcistica che ha pochi eguali in Italia. Quante piazze delle dimensioni di Salerno possono vantare cinquemila tifosi in trasferta anche quando la squadra è ultima in classifica con numeri da record negativo (17 punti finali, 32 gol fatti e 81 subiti nella stagione precedente)?

Gli analisti di https://1bet.review/it/ avevano evidenziato già a metà stagione come l’andamento della Salernitana fosse particolarmente preoccupante, con una solidità difensiva tra le peggiori dei principali campionati europei e un attacco incapace di capitalizzare le rare occasioni create.

Errori societari e superficialità

Alla doppia retrocessione si è giunti attraverso una serie di scelte societarie figlie di presunzione e superficialità. L’amministratore delegato Maurizio Milan – braccio destro del presidente Danilo Iervolino, subentrato nelle ultimissime ore del 2021 per salvare il club dal fallimento – ha candidamente ammesso domenica sera che né lui né il presidente sono “uomini di calcio”.

Proprio questa consapevolezza avrebbe dovuto guidare verso decisioni più ponderate. Invece, si è spesso agito d’istinto, lo stesso che ha reso Iervolino un imprenditore di successo con l’università telematica Pegaso, ma che nel calcio si è rivelato inadeguato.

Dalle stelle alle stalle

Appena un anno fa, a maggio 2023, la Salernitana festeggiava la seconda brillante salvezza consecutiva in Serie A sotto la guida di Paulo Sousa. Era la squadra di Candreva, Piatek e Dia, capace di battere l’Atalanta e di rovinare la festa scudetto al Napoli in casa propria.

Con pochi ritocchi mirati e un progetto tecnico-industriale preciso, avrebbe potuto seguire il percorso virtuoso di club come Udinese o addirittura Atalanta. Invece, nella stagione successiva i granata si sono presentati con un attacco formato da carneadi pagati pochi spiccioli e una rosa chiaramente indebolita in tutti i reparti.

Il nodo politico

Le avvisaglie della crisi erano emerse già nel ritiro estivo di Rivisondoli, quando Iervolino si lasciò sfuggire: “A Salerno sembra sempre tutto tremendamente complicato”. Una frase che sintetizzava il problema di fondo: le invidie, le manovre nell’ombra, le dinamiche politiche locali hanno finito per fiaccarne l’entusiasmo.

Il simbolo tangibile di questa situazione è la Curva Nord dell’Arechi, chiusa da vent’anni per un problema di tornelli, ad eccezione di una porzione dell’anello inferiore riservata agli ospiti. Quei settemila posti vuoti rappresentano l’emblema dell’inefficienza burocratica e politica.

I progetti di Iervolino (gestione diretta dello stadio, riapertura della curva, concessione di terreni per il centro sportivo) sono stati accolti solo parzialmente dalle amministrazioni locali. Ora si parla di ristrutturazione dell’Arechi e i rapporti tra il presidente e le istituzioni locali, guidate da Vincenzo De Luca e dal sindaco Vincenzo Napoli, sembrano più distesi.

Mentre i tifosi cercano di metabolizzare questa amara retrocessione, molti si stanno già organizzando per preparare rinfreschi e incontri conviviali per le partite della prossima stagione, dimostrando ancora una volta la straordinaria resilienza del tifo salernitano.

Il danno ormai è fatto: tra tentativi falliti di vendita della società e scelte dirigenziali e tecniche sbagliate, la responsabilità ricade principalmente su Iervolino, colpevole di essersi affidato a consiglieri che, proprio come lui, di calcio sapevano poco o nulla. Ora la sfida sarà risalire rapidamente dalla Serie C, ma servirà un cambio di rotta deciso nella gestione del club.

Di admin

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