Dom. Lug 20th, 2025

Aprire un centro scommesse richiede non solo il rispetto delle normative e l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni, ma anche un’attenta pianificazione economica e strategica. Il business plan è lo strumento principale attraverso cui l’imprenditore può valutare la fattibilità dell’investimento, stimare i costi, definire gli obiettivi commerciali e presentarsi in modo credibile a potenziali partner o istituti di credito. In un settore regolamentato e competitivo come quello delle scommesse, un buon business plan può fare la differenza tra un’attività redditizia e un progetto destinato a fallire.

Obiettivi e struttura del business plan

Il business plan per un centro scommesse deve fornire una visione chiara e realistica dell’attività che si intende avviare. Non si tratta di un semplice documento descrittivo, ma di un piano dettagliato che integra analisi di mercato, strategia aziendale, stime economico-finanziarie e aspetti organizzativi. Deve rispondere a domande fondamentali: dove verrà aperto il punto scommesse? Qual è il target di riferimento? Con quale modello di business si opererà (concessione diretta o affiliazione)? Quali saranno i costi di avvio, i ricavi attesi, le tempistiche di rientro dell’investimento?

Nella stesura del piano è utile suddividere il documento in sezioni tematiche: una prima parte introduttiva, che presenti il progetto e gli obiettivi imprenditoriali; un’analisi del contesto territoriale e normativo; un capitolo dedicato alla descrizione dell’attività, della location e dei servizi offerti; e infine una parte economico-finanziaria che quantifichi costi, ricavi, flussi di cassa e margine operativo.

Analisi di mercato e scelta della location

Uno degli elementi più critici nella pianificazione di un centro scommesse è la selezione della location. Il piano deve includere uno studio del territorio, con attenzione al bacino d’utenza potenziale, alla concorrenza esistente, alla presenza di luoghi sensibili (scuole, chiese, impianti sportivi), e alle norme urbanistiche locali che regolano l’apertura di punti gioco. Alcuni Comuni, ad esempio, applicano distanze minime obbligatorie in applicazione della Legge n. 189/2012 e delle normative regionali sul contrasto alla ludopatia.

L’analisi deve considerare anche i flussi di passaggio pedonale, la visibilità del locale, la possibilità di parcheggio e la compatibilità urbanistica dell’immobile. Aprire in una zona ad alta densità di traffico o vicino a luoghi di aggregazione può essere un vantaggio competitivo, ma è indispensabile verificare che l’area sia conforme ai requisiti imposti da ADM e dalla Questura.

Costi di avvio e struttura dei ricavi

Nel redigere un business plan efficace, è essenziale distinguere tra costi iniziali e costi operativi. I costi di avvio comprendono l’eventuale quota per la concessione ADM (se si partecipa a un bando), il canone per l’affiliazione a un concessionario, l’allestimento del locale, l’acquisto dell’arredamento e delle postazioni per le giocate, i sistemi informatici, le spese per le autorizzazioni, eventuali fideiussioni richieste e le campagne pubblicitarie iniziali. Si può stimare che, per un punto affiliato, l’investimento iniziale oscilli tra 20.000 e 40.000 euro, mentre per una concessione diretta i costi salgano sensibilmente, superando anche i 100.000 euro, soprattutto considerando le garanzie e le strutture richieste.

La struttura dei ricavi è basata su una percentuale trattenuta dal volume delle giocate raccolte. Il margine lordo dipende dal contratto stipulato con il concessionario: in media, un punto affiliato può ottenere tra il 25% e il 40% del margine di gioco, che varia a seconda del prodotto (scommesse sportive, virtual games, ippica, ecc.). Il business plan deve simulare scenari realistici di raccolta mensile, calcolare i costi fissi (personale, affitto, utenze, assistenza tecnica, canoni software) e determinare il punto di pareggio, ovvero il livello minimo di giocate necessario per coprire le spese.

Aspetti gestionali e operativi

Un centro scommesse non è solo un luogo dove si effettuano puntate: è un’attività commerciale a tutti gli effetti, che richiede personale formato, gestione delle operazioni quotidiane, assistenza al cliente, manutenzione dei sistemi e conformità alle normative. Il business plan deve indicare l’organico previsto (di norma almeno una o due persone per punto), gli orari di apertura, i protocolli per la gestione del contante e il piano per eventuali controlli da parte di ADM o della Polizia Amministrativa.

È importante includere anche un piano di marketing, con attività promozionali iniziali, strategie di fidelizzazione, presenza sui social media e collaborazioni locali, che si possono stabilire con esperti di settore come https://aprirecentroscommesse.com/. Le promozioni devono sempre rispettare i limiti imposti dal Decreto Dignità (D.L. n. 87/2018), che vieta la pubblicità diretta e indiretta di giochi con vincita in denaro. Di conseguenza, la comunicazione deve puntare più sul servizio e sull’esperienza offerta all’interno del punto scommesse che sul gioco stesso.

Il business plan per un centro scommesse è molto più di un documento utile a ottenere un finanziamento: è una guida operativa che permette all’imprenditore di avere chiari tempi, costi, rischi e potenzialità dell’investimento. Redigerlo con attenzione, partendo da dati concreti e previsioni ragionate, consente di affrontare il mercato con maggiore consapevolezza e di adattare il progetto in base all’evoluzione delle normative e del comportamento dei consumatori.

Di admin

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